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Fischia il vento e infuria la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir.
A conquistare...
Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir.
Nella notte...
Se ci coglie la crudele morte,
dura vendetta verrà dal partigian;
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile e traditor.
Ormai sicura...
Cessa il vento, calma è la bufera,
torna a casa il fiero partigian,
sventolando la rossa sua bandiera;
vittoriosi, al fin liberi siam!
Sventolando...
Testo: Felice Cascione
Musica: sul tema russo "Katiuscia"
Anno: 1944
La corrente centrale della folla li derivò verso un assembramento di rossi:
avevano issato un compagno su una specie di podio e lo invitavano, lo
costringevano a cantare con una selvaggia pressione. Il ragazzo nicchiava, una
fiera, tarchiata e grinning figura. Da intorno e sotto aumentarono le insistenze
e quello allora intonò «Fischia il vento, infuria la bufera» nella versione
russa, con una splendida voce di basso. Tutti erano calamitati a quel podio,
anche gli azzurri, anche i civili, ad onta della oscura, istintiva ripugnanza
per quella canzone così genuinamente, tremendamente russa. Ora il coro rosso la
riprendeva, con una esasperazione fisica e vocale che risuonava come ciò che
voleva essere ed intendere, la provocazione e la riduzione dei badogliani.
L’antagonismo era al suo acme sotto il sole, il sudore si profondeva dalle nuche
squadrate dei cantori. Poi il coro si spense per risorgere immediatamente in un
selvaggio applauso, cui si mischiò un selvaggio sibilare degli azzurri, ma come
un puro contributo a quell’ubriacante clamore. Qualche badogliano propose di
contrattaccare con una loro propria canzone, ma gli azzurri, anche la truppa,
erano troppo nonchalants e poi quale canzone potevano opporre, con un minimo di
parità, a quel travolgente e loro proprio canto rosso? Disse Johnny ad Ettore
che aveva ritrovato appena fuori della cintura rossa: - Essi hanno una canzone,
e basta. Noi ne abbiamo troppe e nessuna. Quella loro canzone è tremenda. É una
vera e propria arma contro i fascisti che noi, dobbiamo ammettere, non abbiamo
nella nostra armeria. Fa impazzire i fascisti, mi dicono, a solo sentirla. Se la
cantasse un neonato l’ammazzerebbero col cannone.
tratto da Beppe Fenoglio, "Il partigiano Johnny"
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